Dopo circa otto anni la Regione ha
rilasciato l'AIA a Fenice. Rilascio, quello dell’autorizzazione, avvenuto dopo
l’intimazione di un provvedimento del TAR cui si era rivolta la stessa Fenice,
lasciando lo spazio della facile ironia circa il fatto che è decorso, per oltre
quindici volte, il termine di centocinquanta giorni previsto per il rilascio di
tale autorizzazione… e circa sette volte da quando l'assessore Mancusi,
nel pieno dell'incalzare di una grave vicenda giudiziaria, ne pre annunciava
come imminente il rilascio, in un acceso dibattito in consiglio regionale.
Forse, visti i tempi "biblici", il riferimento doveva essere inteso
"non a sette ma settantasette volte sette".
Nel frattempo Fenice, in una sorta di
commedia dell'assurdo, ha potuto esercire provvisoriamente - e senza
prescrizioni - sulla base dei pareri perennemente favorevoli di Arpab e Asp.
L'AIA, inoltre, non è stata mai fino a ora rilasciata, ma neppure mai negata: come
la terra promessa di Benigni secondo cui "Dio l'avrebbe promessa, appunto,
ma non avrebbe detto mica quando l'avrebbe data". Così, in questo limbo
normativo transitorio, Fenice ha potuto – molto probabilmente – inquinare
indisturbatamente senza essere chiusa per arrivare all’oggi e alla sua
‘indignazione’, tanto da chiedere al TAR di intimare alla Regione il rilascio
dell'autorizzazione. La Regione, paradosso nel paradosso, sembra quasi
giustificarsi per essere stata costretta al rilascio. L'assurdo, appunto.
Se si mettessero da parte queste
premesse, un probabile disastro ambientale e le preoccupazioni della salute dei
cittadini (sic!), potrebbe darsi che la concessione dell'AIA possa
rappresentare un passo in avanti. Ci riserviamo un giudizio circa le preannunciate
227 prescrizioni, ma nel frattempo vigileremo, insieme ai cittadini, finché siano
rispettate,. Non ci sono più scuse né alibi per nessuno.
Come Sinistra Ecologia Libertà di
Basilicata abbiamo sempre sostenuto che non ci fossero le condizioni per il
rilascio dell’autorizzazione; tuttavia chiederemo il rispetto della legge e la
chiusura dell'impianto se non verranno rispettare norme e prescrizioni. Sarebbe
ora, infine (e non per ultimo) che la Regione si doti di un nuovo piano
regionale dei rifiuti – così come prevede la legge – pretendendo che in quel
piano non sia previsto l'incenerimento in quell’impianto, augurandoci di non
dover attendere altri anni anche per questo.
Maria MURANTE - Coordinatrice regionale SeL Basilicata
Giovanni BAROZZINO - Senatore SeL
Antonio PLACIDO - Deputato SeL
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