Nato
a Rionero in Vulture il 5 giugno 1830 da Francesco e da Maria Gerarda Santomauro, di condizione pastore, il 19marzo 1849 viene arruolato nell'esercito napoletano
ed inviato a Palermo nel I reggimento artiglieria.
Disertore nel 1852 per omicidio, con Ninco Nanco costituisce una banda armata e si nasconde nel bosco di
Monticchio, vivendo di rapine. Arrestato
nel 13 ottobre 1855 viene condannato a 19 anni di carcere.Nella notte tra
il 13 e il 14 dicembre 1859 Crocco evade con altri compagni dal carcere di
Brindisi e si riporta nei boschi di Monticchio. Il
17 agosto 1860 aderisce ai moti liberali di Rionero e per due mesi è a disposizione
della giunta insurrezionale e del vice governatore Decio Lordi, mostrandosi
attaccato al nazional risorgimento. La grazia invocata pero' non arriva:
infatti , resosi colpevole, prima dell'insurrezione di agosto, del sequestro
di Michele Anastasia di Ripacandida, questi nonostante abbia Crocco cinto
la fascia tricolore , sollecita le autorità di Potenza a procedere contro
i rapitori. Il 5 settembre 1860 ha inizio il procedimento penale e Crocco, saputa la notizia, chiede aiuto a Emanuele Brienza, che espone il suo espatrio, grazie all'aiuto di un tal Francesco Azzolini di Molfetta, che assicura
che con 250 ducati Crocco potrà raggiungere Corfù.Il 27 gennaio 1861 Crocco
viene sorpreso a Cerignola con un cavallo rubato alla masseria dei signori
Fortunato e viene arrestato. Dal carcere scrive di nuovo ad Emanuele Brienza
chiedendogli qualche documento falso per poter essere rilasciato.Intervenne
invece il comitato legittimista rionerese e Crocco nella notte tra il 3 e
il 4 febbraio 1861 evase.Da questo momento si mette al servizio della restaurazione
borbonica.Dopo un periodo di preparazione Crocco nelle prime ore di domenica
7 aprile occupa il castello di Lagopesole e qui inizia a reclutare gente promettendo
6 carlini al giorno.Il giorno dopo si reca a Ripacandida dove, dopo uno scontro
con la guardia nazionale di Avigliano in perlustrazione nella zona , giunge
verso le tre di notte.Invano Michele Anastasia , capo della guardia nazionale
di Ripacandida, chiede rinforzi : Crocco e il suo esercito saccheggiano Ripacandida
e dichiarano decaduta l'autorità regnante ; lo stesso Crocco nomina una giunta
provvisoria e ordina che nelle chiese si canti il Te Deum e che gli stemmi
dei piemontesi si sostituiscano con quelli di Francesco II. Il 10 Crocco si
dirige verso Venosa , dove la guardia nazionale aveva ricevuto rinforzi da
Maschito , Forenza e Palazzo san Gervasio , ma appena giunse Crocco la guardia
nazionale gli va incontro con la bandiera bianca. Nonostante ciò anche qui
avvennero saccheggi e fu istituita una giunta provvisoria. A Rionero intanto, temendo un attacco di Crocco, Gennaro Fortunato e Pasquale Catena propongono
di chiamare la popolazione a difesa della città.Emanuele Brienza e i capitani
Stia, Manna , Telesca e Pisanti si oppongono.Crocco invece punta su Lavello, dove viene calorosamente accolto.Dopo è la volta di Melfi (15 aprile),
che accoglie Crocco trionfalmente. A Rionero intanto giungono rinforzi da Eboli
e Foggia e la difesa della città è affidata alla colonna D'Errico e al capitano
Gennari (i primi sulla montagna , i secondi verso Barile).Ma gli uomini di
Crocco sono numericamente più forti e costringono le forze citate sopra a
ripiegare verso il centro abitato di Rionero.Nel paese le guarde nazionali
comandate da Pasquale Corona fanno fatica ad arginare gli insorti che scendono
dalla montagna. L'ultimo tentativo fu di tenere impegnate le bande che scendevano
dal monte Vulture e attaccare simultaneamente quelle che creavano problemi
agli uomini del capitano Gennari. Proprio a Barile gli uomini del capitano
Bochicchio mettono in fuga gli insorti.Pare finita ma più tardi Crocco riunisce
anche la retroguardia proveniente da Rapolla e riesce ad entrare a Rionero. Qui
la guardia nazionale si raduna in piazza e fucila un prigioniero,ma giungeva
notizia che gli uomini di Crocco, comandati dal rionerese Luigi Romaniello
detto "Chiofaro", erano penetrati in paese ed erano sparsi a sant'Antonio, Chiancantina e per il Calvario al grido "viva Francesco II".La guardia nazionale
, visto il ritirarsi della popolazione nelle case, riuscì a tenere testa
agli uomini di Romaniello e li costrinse a ritirasi a Barile.Due giorni dopo
a Rionero arrivano altri rinforzi e Crocco lascia la città ritirandosi verso
l'Ofanto.Nei giorni seguenti la guardia nazionale riesce a rimpossessarsi
dei paesi insorti e ristabilisce i governo di Vittorio Emanuele.L'insurrezione
legittimista è ormai fallita.Di fronte alla vittoria liberale molti insorti
non esitano a schierarsi coi vincitori, mentre la povera gente diventa vittima
della reazione militare.Crocco, dopo aver occupato Monteverde , Carbonara
, Calitri , sant'Andrea , Teora e Conza , si rifugia con le sue bande nei
boschi , vivendo di rapine e saccheggi , in attesa di un provvedimento che
gli assicuri il ritorno alla vita normale.Il provvedimento atteso da Crocco
e dai suoi uomini viene promulgato dal generale Dalla Chiesa ma , dopo essersi
costituiti , alcuni briganti vengono ugualmente arrestati.Crocco , che ha
sincere intenzioni di costituirsi purchè sia lasciato libero, a dimostrazione
della sua pericolosità ,occupa il 10 agosto Ruvo del Monte e comunica all'intendente
di Melfi la sua volontà.Il 30 agosto da Napoli arriva però l'impossibilità
ad accettare la richiesta di Crocco:da questo momento il brigantaggio diventa
comune delinquenza.Dopo la disfatta subita il 25 luglio sull'Ofanto, decide
di fuggire nello stato Pontificio, sperando di essere accolto con gli onori
che meriterebbe un generale di Francesco II.Invece fu privato dei soldi,
fu incarcerato e nel 1870 rilasciato alle autorità italiane.A Potenza viene
condannato a morte con la sentenza dell'11 settembre 1872, mutata dopo in
quella dei lavori forzati a vita.Rinchiuso nel carcere di Portoferraio, qui
muore il 18 giugno 1905.
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