
Tuttavia,
quando si parla di “modello” di accoglienza bisogna essere molto
cauti e attenti.
Innanzitutto, è ben strano che la Regione Basilicata, attraverso i suoi diversi esponenti, tessa le lodi di un “modello” quando essa stessa (Regione), attraverso la Fondazione Città della Pace e per i Bambini Basilicata ne persegue un altro opposto, qual è quello dello SPRAR.
Lo
scorso 10 luglio la Conferenza Unificata, tra il governo, le regioni
e gli enti locali, ha approvato il sistema unico di accoglienza che
dovrebbe articolarsi in tre fasi. Il piano operativo nazionale sembra
dipanare le incertezze e “i doppi binari” relativi ad
accoglienze, ordinarie ed emergenziali, che hanno invece
caratterizzato il sistema della accoglienza dal 2011 ad oggi
(l'Emergenza Nord Africa aveva visto un duplicarsi e una
sovrapposizione di competenze, all'interno del medesimo Ministero
dell'Interno, con una vera e propria dicotomia). Invece, un unico
piano operativo di gestione a livello nazionale che prevede di
uniformare e rendere sistematici i diversi livelli di intervento
potrà nell'immediato e, soprattutto, in prospettiva evitare le
criticità che si sono manifestate in passato.
In
Basilicata, del resto, in relazione alla gestione dell'ENA, dopo una
prima fase di difficoltà (occupazioni della Basentana etc.), si era
avviata una proficua collaborazione tra i soggetti istituzionali che
aveva prodotto un modello positivo di accoglienza diffusa sul
territorio.
I
piccoli numeri della nostra regione, infatti, possono consentire una
accoglienza diffusa che eviti le grosse concentrazioni, troppo spesso
foriere di esclusione, emarginazione e che generano - si badi -
ingiustificatamente fenomeni come quelli di Tor Sapienza a Roma.
Comprendiamo
tutti gli sforzi messi in campo dalle associazioni di volontariato e
no profit relativamente al flusso straordinario di cittadini
extracomunitari ma non ci sembra che il “modello” perseguito al
di fuori dello SPRAR eviti le grosse concentrazioni e l'esclusione
sociale.
Del
resto quel “modello” è lo stesso che vede concentrazioni
numerose a Rifreddo come in altre zone della regione (San Nicola di
Melfi, San Nicola di Pietragalla, Ferrandina scalo, Sasso di
Castalda) in condizioni non sempre ottimali, soluzioni alloggiative
che sembrano riproporre quelle criticità che in passato si sono
presentate e che hanno prodotto tensione e destato una certa
preoccupazione, se non un vero e proprio allarme.
Richiamiamo,
pertanto, a un comune senso di responsabilità e a uno sforzo
ulteriore per evitare che le attuali sistemazioni ricettive (pur
sempre conseguenza di un modello che non condividiamo) comportino
fenomeni come quelli descritti e generino “Tor Sapienze” su base
regionale.
Maria
MURANTE – coordinatrice regionale SeL Basilicata
Giovanni
BAROZZINO – senatore SeL
Antonio
PLACIDO – deputato SeL
Commenti
Posta un commento