Inaugurata
e in custodia della locale Confraternita di Maria SS. del Carmelo.
di Leo Vitale
Grazie all’interessamento attivo di don Giuseppe Cacosso e all’opera
del priore e dei Confratelli della locale Confraternita di Maria SS. del Monte
Carmelo, è stata allestita ed il 5 giugno inaugurata una pinacoteca, che di
certo costituirà un vanto per Rionero.
La pinacoteca è, per definizione, il luogo in cui sono conservate,
custodite ed offerte alla fruizione di tutti, opere d’arte dipinte solo su tela
o su tavola. Su queste nell’antichità si riproducevano immagini di carattere
votivo, che venivano offerte alle divinità nei santuari o appese agli alberi
sacri o nelle abitazioni.
La pinacoteca ha, pertanto, un carattere originariamente religioso e
quella inaugurata e data in custodia della Confraternita di Maria SS. del Monte
Carmelo s’innesta nel solco del sacro, che è propedeutico e funzionale alla
santità. Questa è uno stato di grazia, che si raggiunge con il sacro, inteso come
un insieme di riti, sacramenti, oggetti, edifici di culto, arredi, figure,
libri, dipinti, pitture, ecc., che ci consentono di formarci dei valori forti e
mettere in atto quanto ci ha detto Gesù di fare: “Convertitevi e credete al
Vangelo”.
Alla presenza di un numeroso ed attento uditorio, riunito nella chiesa
di Sant’Antonio Abate, dopo il saluto della priora Giusy Chiazzolla e una breve
presentazione di don Giuseppe Cacosso della storia del luogo sacro e della
Confraternita, mons. Ciro Guerra, direttore del museo della diocesi di Melfi e
responsabile regionale dei beni artistici e culturali, ha illustrato il valore
e l’importanza catechetica delle tele; ha sottolineato, altresì, che uno degli
scopi della Confraternita è di promuovere una vita esemplarmente cristiana
sulla scorta di una più approfondita conoscenza della Parola di Dio e a tal
fine uno strumento utile per narrare la fede ai contemporanei è l’arte
pittorica. Questa non è che “la
materializzazione delle cose spirituali”, reca un messaggio di verità e di
elevazione, contribuisce moltissimo ad elevare l’uomo ai più alti concetti del
bene e del bello, alla formazione di valori universali e trascendenti.
Nella pinacoteca sono esposte 33 tele, tutte etichettate con i titoli
su placche di vetro, di autori di scuola pugliese e napoletana dei secoli XVII
e XVIII, riconsegnate alla Confraternita nel 2005 dopo l’opera di restauro da
parte della Sovrintendenza alle Belle Arti di Matera.
Secondo gli studiosi di arte lucana e gli esperti della Soprintendenza,
di gran parte delle opere è possibile risalire all’autore o ad una scuola di
formazione, a seguaci soprattutto di Massimo Stanzione (1585-1656), Francesco
Solimena (1657-1747), Luca Giordano (1634-1705), Paolo De Matteis (1662-1728),
Francesco De Mura (1696-1782), Mattia Preti (1613-1699), Corrado Giaquinto
(1703-1766), Oronzo Tiso (1726-1800).
Nell’elencazione che segue, si ritiene utile fornire delle tele
un’ipotetica fonte artistica, quale spunto per chi voglia dedicarsi ad un
ulteriore studio di approfondimento.
All’interno dell’attigua chiesa sono cinque tele: Cristo
deriso, che richiama la Flagellazione
di Caravaggio nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli; San Francesco
d’Assisi, attribuito al potentino Antonio Stabile, vissuto nel 1500; Battesimo
di Gesù che richiama il
napoletano Giovan Battista Caracciolo, detto il Battistello (1570-1637); San
Francesco di Paola attraversa lo stretto di Messina sul suo mantello,
attribuibile al pittore leccese Oronzo Tiso; Sant’Emidio.
Nell’ampio salone apre la teoria delle tele
il ritratto del Canonico Giuseppe
Rigillo
Faraone, munifico verso la Confraternita col dono dei quadri, e verso
la chiesa adiacente intitolata a Sant’Antonio abate, ingrandendola con un
cappellone costruito a sue spese, ivi sepolto in un prezioso sarcofago. A
seguire sono disposti: Gesù e
l’adultera, opera di un pittore seguace di Francesco
Solimena; Visitazione o Incontro di Sant’Anna e San Gioacchino alla porta aurea; Santa
Lucia, dipinto di un pittore formatosi alla scuola di Massimo Stanzione
(1585-1656); San Paolo, opera di un pittore di ambito napoletano, i cui
modi conducono a Luca Giordano; Deposizione di Cristo; San Nicola di
Bari risuscita i tre fanciulli, tela attribuita ad un pittore meridionale,
seguace di Corrado Giaquinto; Crocifissione, che richiama l'Erezione
delle Croci sul Calvario di Luca Giordano ed è, pertanto, di un pittore
formatosi alla sua scuola; Cacciata dei mercanti dal tempio, modellata
su Cacciata di Eliodoro dal Tempio di Francesco Solimena nel Museo di Toledo; Gesù
e la Samaritana: è opera di un pittore della scuola di Francesco Solimena; Maddalena,
opera attribuibile ad Artemisia Gentileschi (1597-1652), quando operò a Napoli
in rapporto con Massimo Stanzione, autrice di un soggetto analogo che è nella
Galleria Palatina di Firenze; San Raffaele Arcangelo con Tobiolo; San
Michele Arcangelo, di probabile derivazione della scuola sia di Solimena
che di Giordano, del quale richiama la tela “San Michele trionfa su Satana e
gli angeli ribelli”; Cena a casa del fariseo, opera di un pittore
aderente ai modi di De Mura, una cui tela identica del 1746 è nella chiesa dei
SS. Severino e Sossio di Napoli; L’annunciazione, riferibile al pugliese
Andrea Giannico, una delle tante repliche del medesimo soggetto trattato da De
Mura; Gesù e l’adultera; Sant’Alfonso; Circoncisione; San
Pietro; San Giuseppe col bambino: la tela è di un artista che
risente della pittura di Paolo De Matteis; è da alcuni attribuita al leccese
Oronzo Tiso; Santa Penitente; Madonna col Bambino, riferibile al
pugliese Andrea Giannico, formatosi alla scuola di Solimena e di De Mura; Sacra
famiglia, una delle molte repliche, spesso conservate in collezioni
private, di un soggetto trattato dal pittore Francesco De Mura, la cui cerchia
godeva di grande favore presso la committenza di Rionero; San Pasquale di
Baylon, di un pittore della scuola di Paolo De Matteis; Eterno
(dipinto su tavola, diametro 60), che è da alcuni attribuito al potentino
Antonio Stabile (1540?-1580?), ma per il senso teologico sarebbe di matrice
bizantina e risalirebbe alla fine del 1400, inizi del 1500; San Gaetano
salva i naufraghi; Madonna col Bambino e Santi, detta Madonna del
Rosario, attribuita ad un pittore della scuola di Solimena, assai simile a
quella di Stanzione nella Galleria Nazionale di Capodimonte a Napoli, per le
forme monumentali, animate e ricche di pathos; Madonna col Bambino
(posta a parte perché danneggiata).
Come
si rileva dall’elenco, le opere hanno tutte un comune tema religioso,
rappresentano la vita di Gesù, della Madonna e dei Santi, riproducono scene del
Nuovo ed Antico Testamento, riconducono all’essenza e alla funzione del sacro,
invitano il visitatore ed il fedele a meditare il mistero della salvezza.
È
auspicabile che sia data a molti la possibilità di ammirare la bellezza delle
tele con orari di apertura ben precisi e la presenza e l’assistenza di
personale disponibile.
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