Cerimonia d’intitolazione con
l’intervento del sindaco Livio Valvano
di Michele Traficante
La città di Melfi ha tributato il giusto
riconoscimento a una delle sue personalità più prestigiose, la dott.ssa Antonia
Ciasca, archeologa di fama internazionale.
L’encomiabile iniziativa, a cura della locale sezione
FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari), presa nell’ambito
del tema nazionale: “Ruolo e finalità delle associazioni femminili in una
società in rapida e continua evoluzione” e con il patrocinio del Comune di
Melfi, ha voluto esaltare Antonia Ciasca “ donna con la straordinaria qualità
di mettere insieme l’amore e l’interesse per la ricerca archeologica con la
capacità di costruire intorno ad essa una rete di affetti e di amicizie
disinteressate”.
Alla cerimonia d’intestazione di una sala di Palazzo
della Cultura Donadoni, dopo il saluto della presidente FIDAPA di Melfi.
Filomena D’Amelio, è intervenuto Maria Antonietta Amoruso, Presidente Distretto
Sud – Est FIDAPA BPW Italy.
Il giornalista Franco Cacciatore, profondo conoscitore
della storia di Melfi e della comunità melfitana, ha ricordato la figura di
Antonia Ciasca e la sua famiglia. Non erano presenti, come previsto per la loro
testimonianza, i nipoti dell’archeologa, Raffaele ed Erino Rendina, per motivi
di salute della mamma Amalia Ciasca.
Antonia Ciasca, nata a Melfi il 21 maggio 1930, si è
spenta a Roma il 1° marzo 2001.
Fin dalla giovane età, Antonia si mostrò particolarmente
versata per lo studio e la ricerca sulle civiltà antiche , tanto da acquisire,
in breve, una profonda conoscenza della storia dei popoli che abitarono le
sponde del Mediterraneo. La conoscenza dell’Oriente mediterraneo
in Antonia Ciasca era piena, forgiata nelle lunghe missioni in Israele, in
Palestina ed a Cipro, alla ricerca delle
origini di un grandioso fenomeno di colonizzazione che aveva portato la civiltà
semitica dei Fenici in Occidente, a Cartagine, sulle coste dell’Africa, e in
Spagna, in Sicilia, in Sardegna, a Malta e nelle Baleari. Numerose furono le
missioni archeologiche condotte e dirette, a capo della Missione archeologica italiana a Malta, dalla prof.ssa Ciasca con studenti provenienti dalle università La Sapienza di Roma, dall’Università
Cattolica di Milano e, in quella del 1999, anche dall’Università di Lecce, per effettuare
importanti scavi. Particolarmente
interessanti quelli nel cantiere di Tas Silg, vicino a Marsa Xlokk, il porto
dello scirocco e punto centrale dei traffici di tutto il Mediterraneo, al fine
di ricavare, finalmente, risposte convincenti
alle non poche domande sulle peculiarità, importanza e ruolo delle civiltà di quel popolo. Grande studiosa della
civiltà punica e fenicia conseguì la laurea in etruscologia, presso la Sapienza
di Roma con il conterraneo, originario di Rionero in Vulture, Massimo
Pallottino, studioso di fama internazionale, primo docente della civiltà
etrusca di quell’ateneo. A lui si deve una delle più grandi scoperte riguardo
alla storia di quel popolo, durante una campagna di scavo da lui diretta a
Santa Severa l'8 luglio 1964: le celebri lamine di Pyrgi. Ebbene a quello scavo
partecipò la nostra Antonia Ciasca. Da annotare che
Pallottino quale Direttore del Consiglio Superiore delle Antichità del
Ministero P.I. istituì il Museo Archeologico del Melfese, oggi a lui
intitolato.
Antonia era la prima dei
tre figli della scrittrice Carolina Rispoli (1893- 1991) e del senatore e
storico Raffaele Ciasca (1888- 1965). Suo fratello Eugenio (1931-1998),
laureato in giurisprudenza, per breve tempo assistente universitario, poi
presso la CEE, dove ha svolto attività per 35 anni, con alti incarichi, ultimo
presso la Divisione Energia. Si è spento improvvisamente a Melfi.
La sorella Maria Amalia Ciasca, vivente, anche lei
scrittrice e ricercatrice.
Mamma Carolina di Melfi era figlia di Eugenio Rispoli,
commerciante di tessuti, e di Amalia Mancini, sorella di Abele Mancini, poeta e
scrittore, e dell’ing. Michele Mancini, che ideò progetto della linea ferrata
lucana con l’inclusione del melfese e del capoluogo, in antitesi a quello
governativo che li escludeva. Carolina Rispoli fu scrittrice di larga
popolarità, in particolare per il pubblico femminile. La critica la definì la
“Grazia Deledda lucana”. Esordì a 18 anni con la novella “Lotta elettorale”,
alla quale seguirono romanzi di grande successo, ambientati nella sua terra,
dalle “Ragazze da marito” a “Il tronco e l’edera”, “La torre che non crolla” e
“La terra degli asfodeli”.
Raffaele Ciasca, di Rionero in Vulture, come scrive la
stessa Rispoli, trascorse la sua giovinezza fra Fortunato e Salvemini. Era il
quarto figlio di sei fratelli. Il papà Antonio grande lavoratore si divideva
fra la coltivazione dei campi e la
trasformazione del legname in carbone. Raffaele già dalle scuole
elementari evidenziò particolari doti. Proseguì gli studi da seminarista. Ad
indirizzarlo alla
ricerca storica fu Fortunato, al quale dedicò la sua
prima pubblicazione nel 1915, “L’opinione nazionale italiana”. Fu docente di
Storia Medioevale alle Università di
Cagliari e Genova e di Scienze Politiche a Roma.
Eletto Senatore presentò nel 1957 la prima proposta di legge per la
“Provincia”.
La famiglia Ciasca, alla scomparsa di Antonia, ha
deciso di donare al Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza che
ne ha costituito il “Fondo Ciasca”,
tutto il patrimonio librario raccolto dall'archeologa durante tutti i suoi
studi, che è costituito da una biblioteca altamente specializzata con testi
rari (in particolare di archeologia del Nord Africa, del Levante, e di
postazioni informatiche), rispettivamente di Archeologia Fenicio-Punica e
Orientale, Preistoria e Protostoria e Topografia.
Franco Cacciatore, inoltre, ha proposto anche
l’intitolazione dello spiazzo antistante al Palazzo della Cultura Donadoni ad
Antonia Ciasca.
Ha concluso l’evento il sindaco Livio Valvano che ha
plaudito all’iniziativa della FIDAPA e
Lucia Moccia, assessore alla Cultura di Melfi e Tesoriera Nazionale Fidapa BPW
Italy, cui ha fatto seguito lo scoprimento della targa d’intestazione della sala ad Antonia Ciasca.
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