In
Basilicata sono 4 i Comuni (Matera, Nova Siri, Bernalda-Metaponto, Maratea) che
applicano l’imposta di soggiorno, introdotta con legge
regionale n. 19 del 1999 che recepisce il decreto Bersani, su 22 Comuni che
hanno la possibilità di applicarla, nonostante i comuni classificati
ufficialmente come turistici siano 16.
Lo rileva un Rapporto di Federalberghi,
aderente a Confcommercio, secondo cui in Basilicata 21 comuni sono senza
ricettività, 57 senza alberghi, 110 con ricettività e 74 con alberghi, con una
percentuale dell’84% che ha almeno un albergo. L’applicazione della tassa varia
da un minimo di un euro sino ad un massimo di 3 euro per classificazione
alberghiera e con alcune esenzioni per specifiche categorie di utenti.
La federazione degli albergatori, senza entrare
nelle polemiche di questi giorni alimentate però da ticket introdotti per
accesso ad attrattori turistici –
afferma Michele Tropiano, presidente regionale - ribadisce la propria ferma contrarietà
all’imposta di soggiorno, che riduce la competitività del sistema turistico
lucano senza apportare concreti benefici ed intende anche vigilare sulla
corretta applicazione della norma vigente, al fine di accertare che non vengano
valicati i limiti stabiliti dalla legge e che il relativo gettito venga
effettivamente destinato a finalità di interesse
turistico e non al mero ripianamento dei deficit dei bilanci comunali. Intanto
la rinuncia di un buon numero di Comuni della nostra regione ad introdurre la
tassa sugli ospiti dimostra che se ne può fare a meno. Federalberghi auspica
l’adozione di un provvedimento che fissi i principi generali per l'applicazione
dell'imposta, allo scopo di pervenire a una sua uniforme attuazione su tutto il
territorio nazionale, che garantisca la corretta applicazione dei principi
dettati dal decreto legislativo. La disponibilità di un sistema universale di
regole è reclamata inoltre dalla necessità di rivolgere ai turisti, italiani e
stranieri, una comunicazione chiara ed univoca. Inoltre, la decisione di
individuare l’esercizio ricettivo come punto di prelievo – continua Tropiano
- è profondamente iniqua, sia perché non
risponde all’esigenza di far pagare ai non residenti il prezzo dei servizi
utilizzati (ad esempio, restano esenti tutti coloro che non pernottano
all’interno del territorio comunale, così come gli escursionisti e i
pendolari), sia perché fa gravare l’onere dell’imposta e dell’imposizione su
una sola delle molte attività che traggono beneficio, direttamente o
indirettamente, dall’economia turistica”.
“E’ inaccettabile che i Comuni
pensino di ripianare i loro bilanci, un obiettivo che non esitano nemmeno a
dichiarare, introducendo un ulteriore balzello sul turismo locale” commenta Fausto De Mare, presidente di
Confcommercio Imprese per l’Italia Potenza. E’ una scelta sbagliata sotto tutti
i punti di vista e, in questo momento dell’anno, impossibile da spiegare ai
turisti e ai tour operator ai quali sono state già presentate offerte
commerciali specifiche per il nostro territorio. E poi non si possono assumere questo tipo di
decisioni senza curarsi dell’impatto negativo che l’incremento della pressione
fiscale produce sul settore turismo, uno dei pochi in grado di contribuire allo
sviluppo dell’economia e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Sarebbe
sufficiente raccogliere i pareri dei nostri ospiti nelle strutture ricettive –
conclude De Mare – per verificare la totale opposizione per quello che è
definito un odioso balzello sulle vacanze”.
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