Interessante il libro di Rosetta Maglione “Il giardino degli elci”
I LANARI E
MONTICCHIO
Arrivarono alle pendici del Vulture nel 1892
valorizzando il vasto latifondo.
di Michele Traficante
Una targa
campeggia sulla piazzetta di Monticchio Bagni, luogo di ritrovo non solo dei
monticchiani ma anche dei turisti che passando effettuano una salutare sosta.
L’intitolazione della piazzetta avvenne nel 1997 nel
corso di una cerimonia, presenti, fra gli altri, il sindaco e vicesindaco di
Rionero, Antonio Placido e Vito D’Angelo, l’assessore alla cultura e
vicesindaco di Melfi, Pina Carbone, oltre all’ing. Giancarlo Lanari, ultimo
erede dell’illustre famiglia marchigiana. In tal occasione è stato presentato
pure il pregevole lavoro di Rosetta Maglione, monticchiana di origine e
venosina di elezione, “Il giardino degli
elci” (Venosa, Osanna Edizioni, 2006).
Dopo il breve intervento del sindaco Placido, che
evidenziò i meriti della famiglia Lanari quali pionieri e artefici della
trasformazione e valorizzazione della tenuta di Monticchio, ci fu lo
scoprimento e la benedizione della targa da parte di p. Giuseppe Cappiello, in
sostituzione del vescovo mons. Gianfranco Todisco. Fece seguito la dotta e interessante presentazione
del libro della Maglione a cura della prof.ssa Maria Grazia Vitucci, preceduta
da un’ampia introduzione del vicesindaco di Rionero Vito D’Angelo. Breve fu il
saluto commosso dell’ing. Giancarlo Lanari che ringraziò per l’attenzione
rivolta alla sua famiglia con l’intitolazione della piazzetta. L’allora
assessore provinciale alla Cultura, Giuseppe Tedesca, pure lui di Monticchio
Bagni, assente per impegni istituzionali, fece
pervenire alla Maglione, mediante lettera, i sentimenti di profonda
ammirazione e compiacimento per il libro, che costituisce una pietra miliare
per la conoscenza dei meriti della famiglia Lanari, e per la passione messa
nell’illustrare le varie vicende della comunità di Monticchio Bagni. Infatti,
il libro, come ha scritto Maria Antonietta Chiappa in una sua recensione,
racconta la storia di un borgo, quello di Monticchio Bagni “ che s’intreccia
con le vicende dell’autrice e della sua famiglia: i Maglione, tanto da
acquistare un sapore di romanzo autobiografico. “ E’ un borgo – scrive fra
l’altro la Maglione – che unisce molteplici storie… di emigrazione e di
colonizzazione, la mia storia, quella dei miei coetanei, dei giovani e anziani
già vecchi.
La storia dei miei genitori…dei nonni…la storia di monaci e di
briganti, di coraggiosi e abili pionieri, di società che si aggregano e si
sciolgono, dei proprietari e dei contadini, dei salariati, guardiani,
amministratori I Lanari, originari di Varano, un piccolo paese rurale della
provincia di Ancona, abili imprenditori furono impegnati prima per la
costruzione della linea ferroviaria Benevento- Avellino (entrata in esercizio
l’8 marzo 1891) e poi quella della Rocchetta Ponte Santa Venere - Avellino
(inaugurata il 27 ottobre 1895).
Annibale Lanari, ingegnere minerario (1847-1894)
trasferì, pertanto, la sua famiglia (la giovane moglie Vittorina Daretti e i
figli Maria Luisa, Aristide) ad Avellino. Raggiunto dal fratellastro Ubaldo
nato dal secondo matrimonio (1850), del padre Giuseppe, rimasto vedovo, con
Mariuccia Cattabrini, ingegnere civile ma già attivo imprenditore avendo
fondato in Falconara un’azienda per la produzione di conserve alimentari, la
ditta “Fattorie Lanari”, Annibale decise di intraprendere un viaggio dalla
valle dell’Ofanto al bosco di Monticchio, alle pendici del monte Vulture. Qui
vi era una vasta tenuta, circa 5000 ettari, che comprendeva i due laghi e si
estendeva fino alla valle dell’Ofanto, già appartenuta ai “beni”
della Badia di Monticchio e ritornata al Demanio dopo la soppressione degli
ordini religiosi. Il vasto latifondo era messo in vendita dalla Società del Demanio di
Monticchio e affidata, nel 1882, all’amministrazione di Rocco Buccico (1855 –
1924), perito forestale e ottimo agronomo di Ruoti, definito dal ministro
Emanuele Granturco “l’imperatore di Monticchio”. Per i suoi alti meriti Rocco
Buccico ebbe la cittadinanza onoraria di Rionero e di Atella.
I due fratelli Lanari restarono entusiasti delle
bellezze del posto ma soprattutto dalle potenzialità economiche che esso
offriva (legname, acque minerali e termali, coltivazione del tabacco ecc.).
Acquistata nel 1892 dalla Società in
accomandita Annibale Lanari & C. per 3.180.000 lire, il vasto latifondo
di Monticchio avvia la sua trasformazione e inarrestabile valorizzazione. Nel
1894 Annibale Lanari muore suicida, forse a causa del fallimento della Società
Generale di Credito Mobiliare Italiano, uno dei soci dell’accomandita Annibale
Lanieri & C. e dello scandalo della Banca Romana. Gli subentra Ubaldo che,
nel 1896, sposa la cognata Vittorina e si prende cura dei suoi figli: Maria
Luisa, Aristide, Arnolfo e Aldo e dei figli che avrà con lei: Maria Teresa nel
1897 e Luigi Vittorio nel 1902. Ubaldo Lanari (1864-1953) sarà il vero nume
tutelare di Monticchio, colui che, con l’aiuto prezioso (fino al 1903) di Rocco
Buccico, determinerà la rinascita e lo sviluppo socio economico del vasto
latifondo. Partì così la colonizzazione della vasta tenuta con l’arrivo di
numerose famiglie marchigiane, in particolare da Iesi, Osimo, Fano,
Chiaravalle, Montemarciano e Varano di Ancona (nel 1929 nella sola azienda Lanari
vi erano 27 famiglie coloniche, di cui 23 marchigiane). L’opera tenace e
intelligente di Ubaldo Lanari creò le premesse perché la tenuta di Monticchio,
con i contratti mezzadrili, l’uso di moderne macchine agricole, il razionale
allevamento del bestiame a stabulazione fissa, in particolare mucche
marchigiane e romagnole, le colture produttive granifere e del tabacco, gli
impianti di vigneti e di frutteti, la valorizzazione e commercializzazione
delle acque minerali (Gaudianello e S. Maria de Luco), “l’ammodernamento” delle
terme e le imprese idroelettriche, venisse ritenuta una delle aziende agricole
più all’avanguardia della regione. Con l’intervento di Aristide Lanari
(1884-1953), laureando in Germania in ingegneria elettronica e meccanica,
sfruttando le abbondanti acque del lago grande e quelle sorgive, diedero vita
alle redditizie due centrali idroelettriche (saranno i primi a produrre e
fornire energie elettrica ai paesi vicini (Melfi, Rionero, Rapolla, Barile,
Atella). Grande successo ebbe l’Azienda Lanari all’Esposizione Internazionale
di Milano del 1906 ove l’acqua minerale S. Maria de Luco fu premiata con
medaglia d’oro e definita “La regina delle acque minerali” poiché l’unica,
secondo l’analisi del senatore prof. Emanuele Paternò, Direttore dell’Istituto
Chimico di Roma, a contenere in proporzioni notevoli il litio. Notevole anche l’apporto di Arnolfo Lanari
(1887-1938), laureato in Belgio in ingegneria agricola (sposò nel 1931 la
baronessa Anita Riccardi, vedova del barone Alessandro Celesia di Vegliasco,
ambasciatore in Russia), nella trasformazione della vasta tenuta. Sorsero a
Monticchio, per iniziativa dei Lanari e con loro capitali, il caseificio per la
produzione del burro, la fabbrica di concentrato di pomodoro e altri impianti
di trasformazione (alla IV Campionaria di Napoli del 1924 la “ditta Fratelli
Lanari” espose insieme a campioni di
grano, acque minerali e bozzoli di baco da seta, anche pomodoro in conserva e
frutta sciroppata, il tutto prodotto ed inscatolato a Monticchio). Le acque minerali
ebbero come testimonial il noto attore e commediografo dialettale inoltre una
serie di strade interpoderali per il collegamento dei vari poderi fra loro e il
centro dell’azienda e questo con la stazione ferroviaria di Monteverde (negli
anni ’30 le strade raggiunsero circa 35 Km).
Monticchio Bagni divenne un fiorente borgo con scuole,
ufficio postale, una bella chiesa.
Interessante la pubblicazione Flash- back Monticchio Bagni a cura di Donato M. Mazzeo, Edizioni
Ass. Culturale Pro Loco Monticchio, del 1998, corredata da numerose fotografie
d’epoca in b/n sui Lanari e sulla loro opera di valorizzazione di Monticchio.
Oggi della fiorente Azienda Lanari resta solo il ricordo. Infatti,
l’ing. Giancarlo Lanari (1934), figlio di Arnolfo e della baronessa Anita
Riccardi, ha venduto nel 1988 parte del terreno e la struttura zootecnica
all’Aias e che oggi si trova in grave stato di abbandono. Da anni egli vive con
la moglie Beatrice Faccioli (1937) a Roma e raramente, per ragioni di salute,
torna a Monticchio Bagni nel bel palazzo conservato in proprietà e, pare,
conservi tuttora la residenza anagrafica
nel Comune di Rionero in Vulture..
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