Jack&Rozz”, su tutte le piattaforme digitali dal primo luglio il disco di un quintetto di musicisti lucani e campani che reinterpretano il rock in chiave jazz. Già in programmazione il tour di lancio.
“Jack&Rozz” è il
disco di cinque musicisti lucani e campani dal primo Luglio su tutte le
piattaforme digitali. Un progetto nato per far dialogare jazz e rock. Il tour
di lancio è già in programmazione, con alcune date previste per quest’estate in
preparazione di un tour invernale più lungo e articolato.
Giovanni Francesca alla
chitarra, Frank Lacapra al basso, Pasquale Fiore alla batteria Alessandro
Tedesco al trombone e Pino Melfi alla tromba, questo il quintetto per un’idea di
reinterpretazione e contaminazione.
Nonostante le radici comuni, tra
i due generi non è sempre corso buon sangue, anzi. Pur nascendo da una
tradizione popolare marginalizzata come quella afro-americana, già dagli anni
Venti il jazz aveva attirato l’attenzione di musicisti colti europei come Ravel
e Stravinsky, così, quando il rock emise i primi vagiti, il jazz era già un
genere che poteva guardare negli occhi i più raffinati compositori provenienti
dall’ambiente accademico.
La nascita di un disco come “Jack&Rozz”
che reinterpreta in chiave jazz i maggiori successi rock, è sembrata fin da
subito un esperimento con una storia ben definita alle spalle, nonché di grossa
portata storica.
La storia narra che gli interpreti bianchi, infatti, ebbero un’importanza
almeno pari ai neri nell’affermazione del rock, mentre il jazz ebbe, dalla
nascita fino all’emancipazione degli afro-americani, una forte connotazione
razziale. Tutti gli esponenti di culture emarginate attraverso il jazz volevano
affrancarsi dalla subalternità. Nel rock le rivendicazioni erano invece generazionali. Fortemente
introspettivo il jazz quanto edonista il rock, ma entrambi indirizzati ad una
sorta di commercializzazione culturale di massa.
La track-list di “Jack&Rozz” gioca su questi due livelli, affidandosi in
alcuni brani a reinterpretazioni soliste quali quella di Marco Zurzolo al sax,
approfondendo uno studio sulle contaminazioni che oltrepassa i confini tra
generi.
E proprio la reinterpretazione prosegue fedelmente nella parabola di questo
percorso a due tra jazz e rock.
A metà degli anni Sessanta,
infatti, alcuni giovani musicisti s’interessarono al rock delle origini. Sull’altro
versante, l’attenzione di un jazzista fondamentale come Miles Davis verso il
rock psichedelico di Jimi Hendrix e il soul-funky di Sly Stone e James Brown,
portò alla creazione di un nuovo genere jazz-rock affrontato da una prospettiva
jazzistica.
Due mesi fa è stata avviata
una crowfunding per la realizzazione del disco e si è conclusa da
pochissimo con successo. L’interesse attorno al progetto ha infatti
coinvolto appassionati e neofiti del genere che lo hanno sostenuto sulla
piattaforma MusicRaiser rendendone possibile, di fatto, la realizzazione.
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