Cascate di San Fele. Escursione del gruppo Club Alpino
Al Parco delle Cascate di San Fele escursione del gruppo Club Alpino Italiano (CAI) di Avellino.
Il percorso realizzato ha raggiunto Monte castello da dove si domina tutto la valle del torrente Bradano e raggiunge il Monte Vulture.
Con la giornata del 13 Novembre forse si chiude il bilancio estremamente positivo di un
anno alle cascate, fatto di tantissime escursioni e di migliaia di visitatori.
anno alle cascate, fatto di tantissime escursioni e di migliaia di visitatori.
Nel 2015 oltre 40.000 persone hanno visitato le cascate di San Fele e dall’inizio dell’anno 2016, tale cifra è stata abbondantemente superata.
Visitatori di tutte le età con famiglie al seguito hanno invaso il territorio di San Fele. Molti di loro provenivano dalle regioni limitrofe (Puglia e Campania in testa), dal resto d’Italia e molti anche dall'estero, con evidenti benefici per le strutture ricettive locali.
Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro volontario dei soci dell’associazione “U uattënniérë“, che ha reso possibile la valorizzazione del torrente Bradano e delle sue cascate e senza alcun spreco di risorse pubbliche.
Molto rimane ancora da fare per rendere l'area più agibile, attraverso opere quali la sentieristica necessaria e le dovute opere di messa in sicurezza dei tracciati. Questo anche per rendere fruibili altre cascate che oggi non è possibile visitare.
Le cascate di San Fele:
Il torrente Bradano scorga dall’appennino Lucano, in località Matise di San Fele, in provincia di Potenza,per confluire nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto.
Attraversando il territorio del comune di San Fele, il torrente è costretto ad effettuare dei particolari salti di quota che danno origine alle naturali e suggestive cascate di San Fele.
Le cascate prendono il nome “U uattënniérë ”, la trasposizione dialettale di “ Gualchiera”: macchina utilizzata in antichi opifici costruiti a ridosso delle cascate.
Sfruttando la forza dell’acqua, una grande ruota azionata trasmetteva il movimento ad un cilindro orizzontale nel quale erano inserite, verticalmente, le aste dei folloni. Questi terminavano con pesanti magli (o folloni) che, entrando e uscendo da una vasca (dove sul fondo venivano posti tessuti), servivano a gualcare la lana; le proprietà feltranti del panno venivano così rese più compatte e meno ruvide.
La Gualchiera di San Fele è rimasta in uso fino agli anni 40 del secolo scorso.
La potenza dell’acqua veniva impiegata anche per il funzionamento di antichi molini (oltre 20), i cui resti (così come quelli della Gualchiera) testimoniano l’ingegno e la dedizione al lavoro dei Sanfelesi.
Il rudere della Gualchiera di San Fele attualmente esistente nei pressi della cascata U uattënniérë, in data 9 settembre 2014 con decreto n° 133 della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata è stata dichiarato di interesse culturale ai sensi dell’art.10, comma 1 e dell’art.3 lettera d9 e lettera l) del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004,n 42 e rimane, quindi, sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel citato Codice.
L’associazione continua il proprio impegno nel ripristino di ulteriori aree attraversate dal torrente. A breve sarà possibile fruire di nuovi percorsi guidati ed ammirare altre cascate.
www.cascatedisanfele.it
facebook gruppo cascate di San Fele
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