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Melfi. Il poeta-scrittore Antonio Avenoso, pubblica il libro: " Diario della Quarantena 2020"


Antonio Avenoso è nato e vive a Melf. Ha pubblicato trenta libri. Ha scritto di poesia, saggistica e arte contemporanea su Tarsia , La nuovaBasilicata, Il quotidiano del Sud, sul semestrale di cultura “ ilflorosso” , la rivista Appennino. Due sceneggiature per la RAI. Fa parte della giuria del Premio Letterario Carlo Levi. Nel periodo della quarantena ha scritto un libro dal titolo: “Diario dalla Quarantena”. E’ lo stesso poeta a dirci di cosa si tratta: “ Siamo nel profondo delle nostre case, isolati e in quarantena, le voci si levano dalle mura, il silenzio fuori è assordante. Nei piccoli paesi come nelle città bisogna battere il vuoto. Ci sono in questo bel libro storie vicine e lontane, le riflessioni intime e poetiche, i paradossi di una realtà a noi prossima, la sfda ad eludere i piccoli e grandi malesseri della contemporaneità. Antonio Avenoso passa dalla poesia alla narrativa breve come da un sogno al vivere. Sa dare forma alla nostalgia ma nello stesso tempo rivela l’attualità. Poi ci sono frammenti e microstorie, racconti brevi e poesie, prova riuscendoci a vagabondare nella scrittura. “Di cibo cinese quando viveva a Londra s’era ingozzato frequentemente. Riso e uova. Anni sessanta. Ora va dicendo gli hanno portato il virus. Era giovane allora. È talmente esagerato il silenzio in questo borgo sperduto che sente scricchiolare le stanghe del rivestimento, il picchiettio delle pagine di un libro o di un giornale. La casa, pur non essendo grande, pare enorme per lui solo. Di tanto in tanto parla tra sé. Quando ne avverte il peso, aumenta il volume del televisore. Si vocifera di un possibile isolamento domestico, di non uscire di casa, di mantenere distanze, di lavarsi spesso le mani. L’unica cosa certa è che intorno alle venti, prima del telegiornale, avrebbe riempito una borsa d’acqua calda per la notte. Avvertiva le lenzuola umide e poi gli ronzavano le parole di sua moglie. Era passata a miglior vita troppo presto e quando fumava gettava le cicche nel fuoco del camino“.

Lorenzo Zolfo

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