Durante il lockdown, due giovani imprenditrici lucane immaginano una linea di abbigliamento incentrata sul riciclo di tessuti e sul rispetto dell'ambiente.
Il sogno diventa realtà e ora il “made in Potenza” è pronto ad uscire dai confini regionali e nazionali Rispetto per l'ambiente, valorizzazione del lavoro artigianale al femminile e dei prodotti italiani di qualità. Sono questi alcuni dei presupposti da cui è nata, a Potenza, la linea di abbigliamento “Nenni”, un progetto che ha iniziato a delinearsi durante il lockdown, imposto dall'emergenza sanitaria, e che porta con sé un messaggio di speranza e di rinascita. Il logo dell'impresa è, infatti, il volto di un bambino che simboleggia il futuro e la promessa di lasciare alle nuove generazioni un mondo meno inquinato di oggi.La linea di abbigliamento “made in Potenza” ha la caratteristica di essere creata unicamente con materiali di riciclo di origine naturale (seta, lane, viscosa, ecc). I vestiti sono composti da tessuti recuperati da fondi di magazzino, attività che hanno chiuso, campionari di stoffe fuori produzione e scarti avanzati durante la cucitura di altri capi.
A scommettere sulla sartoria etica sono due giovani imprenditrici potentine: Simona Brancati titolare di Giemme Tessuti e Eliana Romano, sarta modellista, titolare di Rever design, attività ospitata all'interno di Giemme tessuti, unico punto vendita specializzato nel commercio di stoffe in Basilicata. La linea di abbigliamento si è sviluppata attraverso vari step. Inizialmente le due imprenditrici hanno confezionato vestiti su misura utilizzando le stoffe scelte dai clienti. In seguito, il lavoro di sartoria ha iniziato a sperimentare l'utilizzo di tessuti riciclati. Dopo i primi capi realizzati con misure standard e acquistabili in negozio, “Nenni” è pronto ad aprirsi al mondo con una piattaforma e-commerce che sarà attivata nei prossimi mesi. “La sartoria etica -hanno spiegato Brancati e Romano- ha l'obiettivo di porre attenzione sul negativo impatto ambientale dell'utilizzo di tessuti sintetici nella produzione di abbigliamento dozzinale e a basso costo. I primi capi “etici” sono stati un cappotto, in tre colori di altrettanti tagli in lana e cashmere avanzati da precedenti lavori sartoriali, e tre blazer in fresco lana con dettagli ricavati da pezzi di stoffa riciclata. Da sottolineare che anche i bottoni e i fili utilizzati sono materiali di recupero. Il nostro logo- hanno concluso- rappresenta il bambino di tutti e per il quale dobbiamo impegnarci affinché possa crescere in un mondo sempre più consapevole della necessità di tutelare l'ambiente”.
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