📰 Editoriale. Rionero, Intitolazione Rampa a Gerardo Nigro giovane Militante Socialista Vittima del Fascismo

 
L'8 ottobre, Rionero in Vulture ha vissuto un momento di grande arricchimento grazie al riconoscimento dedicato a Gerardo Nigro, giovane vittima del fascismo. 
La sua memoria ci spinge a riflettere sulla delicatezza della libertà e sull'importanza dell'impegno civile. 
Un ringraziamento va al presidente dell'ANPI Donato Di Pierro, alla famiglia Nigro e Asquino custodi di una storia che è parte integrante di tutti noi, e che ci trasmettono una verità dolorosa ma essenziale per comprendere il presente, al Sindaco di Rionero in Vulture, Avv. Mario Di Nitto e a tutta l'amministrazione comunale, per il sostegno lungimirante a questo progetto promosso dall'Associazione Ricomincia...MÒ. 
Un ringraziamento speciale va al Direttore Artistico prof.ssa Filomena Barozzino, al pittore Armando Grieco, alla maestra Antonietta Alpino,
Margherita Radice e a tutti i soci dell'Associazione, insieme alla Presidente Valeria Tirrico. 
Un grazie di cuore ai cittadini di Rionero, che con impegno, rispetto e spirito di condivisione hanno dimostrato che la storia non è solo un ricordo, ma una guida per costruire un futuro migliore. 
 La memoria è il seme del cambiamento e, lavorando insieme, possiamo far germogliare nuove possibilità per la nostra COMUNITÀ 

Il murales si carica di simboli che, pur provenendo dal mondo ludico, si trasfigurano in emblemi esistenziali, diventando specchi delle esperienze umane. Gli oggetti, apparentemente legati al gioco, evocano ricordi, desideri e paure profonde. 
L'albero, con il suo slancio verso l'alto, diviene il simbolo dell'aspirazione dell'essere umano verso ciò che è più elevato, una ricerca inesausta di verità che, come ogni ideale, sembra sfuggire costantemente alla presa.
Accanto ad esso, l'altalena incarna l'oscillazione perpetua della vita tra gioia e dolore, speranza e disillusione, in un movimento incessante che riflette la condizione umana. 
 
 
 La vita stessa viene intesa come un gioco complesso, governato da regole, ma aperto alla libertà creativa. In questa prospettiva, la complessità della vita, con i suoi labirinti e le sue difficoltà, diventa un terreno di sfida, un gioco da affrontare con leggerezza. 
Solo abbracciando questa visione ludica dell'esistenza, si può affrontare la tragedia con il sorriso di chi accetta la sfida di perdersi, nella speranza di trovare una verità più grande. 
 
  
In questo contesto, la rappresentazione dell'occhio acquista un significato profondo. 
Esso diviene il tramite tra passato e presente, uno sguardo che abbraccia ciò che è accaduto, per non dimenticare. 
I colori vivaci e accesi che lo compongono potrebbero apparire in contrasto con la tragedia, ma offrono una chiave interpretativa decisiva: ricordare la vita, la giovinezza e la vitalità stroncata, opponendosi simbolicamente all'oscurità della morte. 
 
 
L'occhio diventa, quindi, un monumento alla memoria, che resiste alla brutalità degli eventi tragici. Il sacrificio di Gerardo Nigro, giovane vittima del fascismo, è l'emblema di un orrore che richiama alla mente un passato oscuro e violento. 
Tuttavia, l'occhio non è solo uno strumento per ricordare la sofferenza: attraverso il suo sguardo, si coglie la bellezza e la vitalità che sono state brutalmente interrotte. 
Il contrasto tra i colori vivaci e la brutalità della morte diventa un atto di resistenza: il fascismo ha tolto vite, ma non ha potuto cancellare la memoria e l'umanità delle vittime, che continua a pulsare nei colori accesi dell'occhio. Infine, esso assume una funzione filosofica, sollecitando un continuo esame di coscienza collettivo. 
Guardare agli errori del passato è essenziale per evitare che si ripetano. 
La scalita, luogo della tragedia, si trasforma così in un punto di partenza per una riflessione etica e storica. 
Attraverso uno sguardo consapevole e carico di significato, il passato viene osservato non solo per ricordare, ma per comprendere e costruire un futuro più giusto.

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